Il 30 aprile 1989 ci lasciava Sergio Leone un grande Immenso Maestro del Cinema come lo considerano e lo hanno sempre considerato, nello stesso ambiente, i Massimi Registi della Storia del Cinema esisti ed esistenti al mondo sia della sua epoca che dell’epoca contemporanea (ad es. i famosissimi Pechinpah, Kubrik, Coppola, Spielberg, Scorsese,Tarantino), oltre che la Critica di tutta l’orbe di questa Settima Arte, come, fra l’altro, fu definita per la prima volta nel 1921 proprio dal critico Ricciotto Canudo. Ciò con solo sette film all’attivo: “Il Colosso di Rodi”, “Per un Pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più”, “Il Buono,il Brutto, il Cattivo”, “C’era una volta il west”, “Giù la testa”, “C’era una volta in America”. Prima del “Colosso di Rodi” Sergio Leone aveva girato completamente da regista anche il film “Gli ultimi giorni di Pompei” firmato, per affetto e stima da parte di Sergio, da Mario Bonnard ( un suo vecchio “maestro”) che però, per motivi di salute, non apparve nemmeno una volta sui vari set allestiti per il film. Tralascio volutamente tutto quanto legato alla vita privata dell ’ Immenso Sergio ricordando, solo in parte per motivi di spazio, quanto legato alla sua attività professionale che lo ha reso famoso in tutto il mondo. In questo senso basta dire che, sia da assistente che da aiuto regista, ha lavorato prima di stupendamente “mettersi in proprio”, con grandissimi registi quali: Mario Bonnard, Vittorio De Sica, Mario Soldati, Robert Wise, Fred Zinnemann, William Wyler, Emile Couzinet, Orson Welles e Mervin Le Roy. Ad esempio, ma solo come esempio, Sergio Leone girò tutta la famosissima corsa delle bighe in Ben Hur questo perché Wyler, per contratto, non volle vedere i cavalli “neppure da lontano”. Ma solo e sempre come esempio, che dire dell’eccezionale “cameo” che fece, in questo caso addirittura da attore, nel capolavoro di De Sica “Ladri di biciclette” nella parte del pretino parlante che si ripara dalla pioggia (vera) sotto le arcate del San Michele a Porta Portese. Sempre in ambito filmico che dire dei due film “I tre corsari” (1952) e “Jolanda la figlia del Corsaro Nero” (1953) che girò al castello ed al borgo di Palo, nel territorio di Ladispoli, come assistente alla regia del coltissimo Mario Soldati. A seguito di ciò nel 2019, ricorrendo i trenta anni dalla sua scomparsa, l’Amministrazione Comunale di Ladispoli intitolò, con una gran bella cerimonia alla quale partecipò anche il nipote di Sergio Federico, figlio di Raffaella figlia, a sua volta, di Sergio Leone (il grandissimo regista ha avuto anche altri due figli, sempre da sua moglie Carla, Francesca ed Andrea) i 700 mt. del lungomare di Marina di San Nicola (sottotitolata, su tutte le sue indicazioni viarie, come lo Scrigno del Tirreno). Volutamente in questo “pezzo” si ignorano, pur essendo Sergio Leone un Personaggio pubblico di livello mondiale, tutte le fasi, fin dall’infanzia, che chi scrive ben conosce, riguardanti la Sua vita privata pur ben ricordando quante cose ha indossato, fin da bambino, già appartenenti a Sergio e quanti giocattoli, sempre appartenenti a Leone gli furono donati da Edvige la mamma del Grande Regista e quante “coccole” ricevette sia da Lei che da suo marito Vincenzo. Comunque, a proposito dei genitori, va detto che Sergio Leone è stato un fantastico“figlio d’arte” in quanto sia il padre Vincenzo Leone (in arte Roberto Roberti) che la madre Edvige Valcarenghi ( in arte Bice Valerian) furono ottimi attori del cinema muto ed addirittura il padre fu un bravissimo attore di teatro ed un altrettanto bravo regista di cinema sia nel muto che nel parlato. Ometto, volutamente, i dettagli della profondissima Amicizia che legava Sergio a mio padre Amerigo tanto da considerarlo una sorta di fratello maggiore, una qualcosa che comunque discendeva dai profondi rapporti di Amicizia e Stima che suo padre Vincenzo aveva nei confronti di mio nonno Arnaldo e da quanto sua moglie Edvige stimasse, ad abundantiam, mia mamma Alina. Ciao Sergio, per me sei sempre vivo e vegeto risuonandomi ancora nelle orecchie, quando, molto spesso, ci vedevamo, quel tuo “Arnaldì porteme Amerigo”. Una “sorta di musica” questa frase, una musica non certo come quella bellissima di Ennio Morricone in “C’era una volta il west” che andò in onda mentre venivano girate le scene del film come ben ricorda in proposito Claudia Cardinale; ma per me, in particolare oggi a distanza di anni, quella frase “Arnaldì porteme Amerigo” risuona come una sorta di meravigliosa, altro tipo, di profondissima “musica”.

Cultura & Eventi
Arnaldo Gioacchini: Sergio Leone ci lasciava il 30 aprile 1989
DiLadislao@202430 Aprile 2025
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