Ritrovato al Foro Romano il probabile cenotafio di Romolo

L’area di cui andiamo a parlare è, in assoluto, fra le più antiche del Foro Romano, è posta a ridosso del precipita del Campidoglio ed è legata a culti antichissimi. Nella mattinata di venerdì 21 febbraio la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo (visitato da circa 8.000.000 di persone l’anno) la bravissima archeologa D.ssa Alfonsina Russo, la quale nel recente passato, prima di assumere questo prestigiosissimo incarico, è stata anche l’ottima Soprintendente dell’Etruria Meridionale, a presentato, insieme alla sua équipe, a ben oltre 200 giornalisti (TV,Radio e Carta stampata) provenienti da tutto il mondo i risultati di uno straordinario ritrovamento archeologico che fa risalire addirittura a Romolo Fondatore e primo Re della Città di Roma. Ma a questo punto, per correttezza d’informazione, è doveroso narrare, fin dall’incipit, quanto è accaduto fino a giungere alla sensazionale scoperta di quello che sembra proprio essere il cenotafio (monumento sepolcrale privo dei resti mortali della persona in onore della quale è stato eretto – ndr) eretto in memoria di Romolo che,come è noto da varie fonti storiche, fu ucciso e smembrato dai senatori proprio in questa zona del Foro. Ecco gli eventi con pure tutti i riferimenti indicativi precedenti ad oggi: A distanza di circa un anno dall’avvio degli studi sulla documentazione prodotta da Giacomo Boni all’inizio del ‘900, che aveva consentito di ipotizzare la presenza nel Foro Romano, a pochi metri dal Lapis Niger (cosiddetta in quanto in origine era ricoperta di marmo nero, quanto sopra scritto, in maniera bustrofedica ( da sinistra a destra da destra a sinistra) non è stato mai decifrato completamente in quanto incisa, si suppone, in una sorta di latino arcaico fatto di un mix di alfabeto greco ed etrusco contenente forse una prescrizione religiosa riferentesi ad un precedente luogo sacro che non andava assolutamente violato – ndr) e dal Comizio, di un cenotafio dedicato al fondatore della città di Roma, le indagini archeologiche programmate dal Parco archeologico del Colosseo hanno portato ad una scoperta eccezionale. È infatti riemerso accanto al complesso della Curia-Comizio un ambiente sotterraneo con all’interno un sarcofago in tufo di circa m 1,40 di lunghezza, associato ad un elemento circolare, probabilmente un altare. Il sarcofago è stato scavato nel tufo del Campidoglio e dovrebbe pertanto risalire al VI sec. a.C. Il contesto ubicato al di sotto della scalinata di accesso alla Curia, realizzata negli anni ’30 del secolo scorso da Alfonso Bartoli, risulta evidentemente preservato per il suo stesso significato simbolico dalla sovrastante Curia e coincide con quello che le fonti tramandano essere il punto post rostra (dietro i Rostra repubblicani) dove si colloca il luogo stesso della sepoltura di Romolo (secondo la lettura di un passo di Varrone da parte degli Scoliasti di Orazio, Epod. XVI). Non è un caso, che in asse con l’ambiente sotterraneo si trovi il Lapis Niger, la pietra nera indicata come luogo funesto perché correlato alla morte di Romolo. Dice la D.ssa Russo: “ Con grande emozione lo scavo ha portato al rinvenimento del vano ipogeo così come l’aveva descritto Boni, intatto, dietro una tamponatura in mattoni risalente al restauro della Curia degli anni 30 del 1900 di Alfonso Bartoli. Con nostra sorpresa, abbiamo constatato che lo stesso Bartoli aveva risparmiato il vano ipogeo costruendo dei pilastrini in mattoni e un solaio in travi di ferro e tavelloni forati. Tutto il vano e l’area del portico della Curia sono stati puntualmente documentati attraverso un rilievo in Laser scanner in 3D. Sul fondo è visibile il sarcofago realizzato in tufo del Campidoglio, cava tra le più antiche di Roma. Accanto un elemento circolare sempre in tufo del Campidoglio. Sui lati sud e ovest sono visibili blocchi di tufo grigio o cappellaccio. Lo scavo archeologico riprenderà alla fine di aprile e credo ci saranno ulteriori sorprese, in quanto è evidente sul lato occidentale del vano una sezione stratigrafica intatta. Inoltre, grazie a Bartoli che ha lasciato una breve nota pubblicata poi nel volume postumo del 1963 e grazie a disegni di archivio sono state individuate due botole nella Curia, in asse con il vano ipogeo, che doveva essere più ampio di quello che oggi noi vediamo in quanto tagliato dalle fondazioni della Curia Iulia di età cesariana. Nelle botole infatti sono visibili una serie di blocchi monumentali in tufo, forse appartenenti alla parete di chiusura del vano ipogeo. Allo stato attuale possiamo affermare che il sarcofago e l’elemento cilindrico collocati sul piano di calpestio del piano ipogeo sono in quota, e, dunque, probabilmente in fase con i Rostra della fine del VI secolo a.C.”. Tornando alle fondamentali fonti storiche basti dire che alcuni scrittori antichi menzionano il Lapis Niger come luogo da correlare alla morte di Romolo, oltre che luogo di sepoltura di due altri personaggi emblematici: Faustolo, padre adottivo di Romolo e Remo e Osto Ostilio, nonno del re latino Tullio Ostilio, (673-641 a.C.), tutte figure fortemente correlate alle origini di Roma. Fra tutte le fonti note un rilievo particolare assumono gli Scoliasti di Orazio (Epodi, XVI) che riportano un’affermazione di Varrone, secondo il quale Romolo sarebbe stato sepolto dietro ai Rostra, proprio nella stessa posizione in cui è stata rinvenuta la camera ipogea appena ritrovata. L’ubicazione del rinvenimento raffrontato con questa fonte letteraria rende del tutto verosimile che possa trattarsi di quella che gli antichi romani consideravano la Tomba di Romolo, non il luogo di sepoltura poiché secondo alcuni autori antichi (Plutarco Romolo, 27, 6) i senatori riuniti avrebbero ucciso Romolo e smembrato il suo corpo, mentre altre tradizioni narrano della sua assunzione in cielo (Livio e Plutarco). Si tratterebbe dunque di un monumentum funerario realizzato, in un periodo successivo alla morte di Romolo, per celebrarne il culto e la memoria. In conclusione, questo rinvenimento consentirà di dare nuova luce alla storia di Roma e di costituire una tappa fondamentale, un luogo della memoria delle origini della Città Eterna, nei futuri percorsi di visita del Foro Romano.

Arnaldo Gioacchini